Artemide Huara Lampada da tavolo

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All’inizio, l’uomo aveva a disposizione solo la luce delle stelle: il sole e il suo riflesso sulla luna.‎ Per millenni l’umanità ha accettato la sua incapacità di vedere al buio e si è adattato di conseguenza al ritmo naturale delle sfere celesti, dell’alba e del tramonto.‎ Ma questo è cambiato circa 2 milioni di anni fa.‎ L’apparizione dell’uso controllato del fuoco ha segnato l’inizio della ricerca di come trasformare la notte in giorno a piacimento.‎ Ma creare la luce dalle fiamme era molto inefficiente (scaldava più che illuminare) e scomodo (produceva fumo).‎ Poi circa 70 mila anni fa, laluce cominciò ad essere prodotta dal combustibile in fiamme: grasso animale prima, olio o cera, oppure gas e kerosene più recentemente non solo consentivano un uso più efficiente dell’energia, ma introducevano anche la necessità di un design più specifico della fonte di luce.‎ La comparsa dell’energia elettrica all’inizio del secolo scorso ha dato inizio a uno sviluppo tecnologico che, indipendentemente dal principio scientifico impiegato per produrre luce (incandescenza, fluorescenza o alogenuri metallici), ha fatto sparire quasi ogni altra fonte di energia.‎ Il passo successivo nella produzione di luce è avvenuto con lo sviluppo di diodi emettitori di luce (LED).‎ Per la prima volta, la luce si è spostata dal regno elettrico al campo dell’elettronica.‎ Ma per qualche ragione un passaggio così rivoluzionario non ha permeato la società; le persone cercano sorgenti e lampade nella sezione elettrodomestici, non nella sezione elettronica.‎ Il nostro progetto per Artemide riguarda l’integrazione del primo e dell’ultimo momento nella storia della luce: le sfere celesti con l’elettronica.‎ Da un lato vogliamo che la luce vari la sua intensità e direzione come in base a delle fasi più che spostando pezzi di un meccanismo.‎ D’altra parte, vogliamo riconoscere il fatto che il futuro della luce è elettronico, non elettrico.‎ Il potenziale distintivo dell’elettronica è la sua capacità di trasportare informazioni che consentono molteplici modalità di interazione, come uno schermo tattile.‎ Quindi, il nostro progetto è una sfera scura a bassa tensione, mobile, attivata intuitivamente dal tocco.‎ Da qui il nome Huara, la parola aymarà per stella.‎ Aymarà è la popolazione nativa del deserto di Atacama, la più arida e oscura del mondo,  il luogo da cui si possono vedere più stelle del pianeta.‎


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Dimensioni
300 x 300 mm / ø: cm 40

IP 20
3000K, 55W, 2000lm, CRI=90
Dimmer (APP)
Energy Label (1): A++ → A
Materiali: alluminio, materiale plastico

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